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Chi ha scritto Fratelli ebrei e gente della pianura reggiana è prima ancora che uno storico un insegnante, anzi, verrebbe da dire che è storico in quanto insegnante e sa pertanto assai bene come si insegni ciò che si sa attraverso ciò che si è. Come il fare storia sia in primis una questione etica, avere ed esercitare un punto di vista. Catellani, mostrando proprio i microeventi, ci convince che nella storia bisogna considerare anche il possibile ed è in quella prospettiva che si apre il ventaglio delle occorrenze, è lì che si incista la possibilità di decidere, quello è il luogo della responsabilità, delle scelte.
Cosa salvare dunque dal “cumulo di rovine”? Nessuna visione consolatoria della realtà, nessun ottimistico senso di risarcimento ma solo il sentimento adulto della vita che è la pietas latina, termine che echeggia in questi scritti, quel misto di solidarietà e di coscienza umana che si fa dignità e che poi diventa azione. Non fu un caso che nel 2011 Catellani propose, alla nascita dell’Istituto professionale guastallese, la nostra scuola, l’intitolazione a Mario Carrara: dare un nome a una scuola va molto oltre il compito celebrativo o burocratico, significa fare proprio un memento, un motore di azione, che se nel passato ha il suo sguardo, nel futuro delle nuove generazioni ha il suo campo d’azione. Questa l’etica di Angiolino Catellani, questa la sua personale paideia, la sua azione educativa, le domande che rivolgiamo al passato sono in realtà le nostre domande: solo comprendendo il passato comprendiamo noi stessi. Solo liberandone le virtù nascoste liberiamo noi stessi.
(Stefano Costanzi)
anno: 2018
pagine: 132
formato: 14×21 cm
ISBN: 978-88-98420-87-2