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All’inizio L’uomo che cammina era soltanto un libro. Esile, sottile, di piccolo formato. Scritto dallo scrittore (o meglio poeta) francese Christian Bobin raccontava la vita terrena di Gesù. E terminava con una frase così: “Forse non abbiamo mai avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana”. Di questo libro e di altre cose parlavamo una sera a cena con don Giordano Goccini e con il flautista Giovanni Mareggini. Da queste parole insieme, forse un po’ folli (e certamente anche un po’ vane) è nata l’idea di creare un Non Festival, che per noi era una rassegna di cose che non avessero un immediato riferimento al concetto e alla pratica di uno spettacolo, ma che fossero un ritmo e una festa di cammini silenziosi: tra parole, musica, paesaggio e immaginazioni, attorno a un luogo che si chiama Pietra di Bismantova e che consideriamo una sorta di sentinella dell’Appennino reggiano, dove Storia del tempo e Tempo della storia, nel dialogo di Sacro e Natura, riescono ancora a definire e raccontare insieme l’Uomo nel tempo e il Tempo dell’Uomo. A quel punto di quella sera, di quella cena, ci mancava un simbolo, un’immagine per iniziare a tessere e mostrare (senza dirlo direttamente) cosa potesse essere una cosa come questo Non Festival. Giovanni ha avuto l’idea di chiedere a Corrado Tagliati, da sempre un amico artista, cantore del paesaggio in tutte le sue forme, quelle visibili e quelle invisibili. Siamo andati a trovarlo, come spesso ci capita, un sabato mattina. Tra un caffè e un bicchiere d’acqua gli abbiamo raccontato la nostra idea. Ci ha detto: “Forse ho capito, vado un attimo di là a prendere una cosa”. Abbiamo atteso pochi minuti ed è tornato con un piccolo dipinto esile e sottile, che ci ha detto chiamarsi Verso l’alto e che nella sua immaginazione erano una serie di semi nascosti nel paesaggio. Da questi semi nascevano uomini in cammino e ogni seme tracciava nell’aria un cammino possibile per l’uomo. Così è nato il simbolo per il nostro Uomo che cammina. Per questo abbiamo anche pensato che a ogni persona che avesse camminato con noi, sarebbe stato bello donare un piccolo taccuino, dove segnarsi i pensieri, o anche da lasciare bianco, come un vuoto in attesa di ospitare o essere ospitato. Con questo primo libro iniziamo ad abitare quel vuoto, L’uomo che cammina diventa da qui una collana di libri che ospita gli artisti come autori, come coloro che indicano la strada solo attraverso un gioco e un discorso di segni e simboli. Le parole, poche e misurate, ne accompagnano il cammino, si mettono a fianco, quasi mai di fronte. Forse la loro vocazione in questo luogo di carte, è sostare all’orizzonte.
Da lì, da questo luogo impossibile indicano, accennano, mostrano quel che non può essere detto. Dal libro di Bobin ai libri del Non Festival L’uomo che cammina (che in questo modo continua a camminare anche dopo i suoi tre giorni canonici alla fine del mese di giugno), si potrebbe pensare che sia un cerchio che si chiude. Noi lo viviamo e lo vediamo, invece, come un cerchio che si apre, verso l’alto.
(Emanuele Ferrari, assessore alla Cultura di Castelnovo nè Monti)
Corrado Tagliati, nato a Castelnovo nè Monti nel 1940, vive e lavora sui monti appenninici del Reggiano. Si occupa prevalentemente di pittura, inframmezzando la sua attività con la realizzazione di qualche rara scultura. Si è formato da autodidatta, studiando approfonditamente la storia dell’arte, usando la sua ampia conoscenza dell’argomento per dare vita su tela agli amati paesaggi della sua terra natia.
anno: 2019
pagine: 96
formato: 20×22 cm
ISBN: 978-88-98420-37-7